VIKTOR, UN GUERRIERO SPECIALE

La storia di Viktor, bambino norvegese affetto da emorragia intraventricolare alla nascita che, con cure appropriate, vive una vita normale con i genitori e le sorelline.

RACCONTATECI LA VOSTRA STORIA!

Eravamo in vacanza in Italia (lago di Garda) per una settimana. Mia moglie Susanna era incinta alla trentesima settimana. Dopo due soli giorni di vacanza Susanna ha sentito dolore e non avevamo capito che fossero le doglie. Così ci siamo recati nell’ospedale più vicino a Bussolengo (fuori Verona), dove l’hanno tenuta per la notte.

Mi hanno detto che sarebbe stata sotto osservazione. E poi, nel cuore della notte (forse la seconda), la nascita ha avuto inizio. Ho ricevuto un messaggio perché mi recassi subito in ospedale. Ho preso un taxi e sono arrivato più o meno alle tre del mattino. Viktor è nato alle sette ed era prematuro di dieci settimane.

Lì, il dottor Alberto Dell’Angelo si è preso cura di Viktor quando era nell’incubatrice. Dalla risonanza all’encefalo, c’era un’emorragia.

E PERCHE’ SIETE VENUTI AL GASLINI?

Dopo dieci giorni, siamo stati trasferiti al Gaslini – il dottor Dell’Angelo e il dottor Ramenghi si conoscevano ed è così che siamo arrivati qui a Genova. Susanna e Viktor sono stati caricati in ambulanza, io sono andato con la mia macchina, raggiungendoli poche ore dopo.

Viktor sarebbe stato operato il giorno seguente. Con l’operazione, a Viktor è stato applicato un drenaggio dal cervello per sei settimane.

Da metà agosto a settembre siamo rimasti a Genova in attesa, una lunga attesa di sapere qualcosa, chissà se il drenaggio avrebbe funzionato. Alla fine di settembre, il dottor Ramenghi ci dava buone notizie: Viktor stava bene e gli hanno rimosso il drenaggio. Siamo rimasti qui per un’altra settimana e mezza, per poi tornare in Norvegia il 1 di ottobre 2017, quando, in realtà, Viktor sarebbe dovuto nascere.

Strano no? Pensavamo di stare in Italia una settimana e invece ci siamo stati 10 settimane!

Ora Viktor è proprio un bel bambino ed è un buon fratello maggiore. Ha infatti altre due sorelline: Felicia e Theresa.

SE UNA FAMIGLIA DOVESSE VIVERE LA VOSTRA SITUAZIONE, COSA DIRESTE LORO?

È una domanda molto difficile. Sarebbe carino, però, condividere la nostra esperienza con la loro. La
permanenza in TIN di un bambino produce molto stress, spesso non puoi togliere il bimbo dall’incubatrice
– come è avvenuto a noi – e puoi solo sederti vicino a lui e guardarlo.

Perciò, noi raccomandiamo ai genitori di avere cura anche di loro stessi, in quelle condizioni è facile dimenticarsi il proprio benessere, bisogna invece fare cose che possano rilassare come andare a visitare alcuni posti o mangiare in
qualche bel ristorantino senza stare in ospedale tutto il tempo.

Abbiamo parlato dell’emorragia intraventricolare in un articolo (clicca qui) e in un podcast (vedi qui). Se vuoi leggere tutte le nostre altre testimonianze, clicca qui